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Se Harajuku è la zona alla moda dei giovani di Tokyo, Sugamo è quella delle nonne alla moda. E il rosso è il colore che fa sempre tendenza a Sugamo. Questo si legge spesso di Sugamo. Incuriosito, una mattina salgo sul treno della linea Yamanote e raggiungo la “Sugamo Station”.
Cosa vedere a Sugamo
Una Tokyo d’altri tempi
Sugamo si trova tra Ikebukuro e Yanaka e si presenta come una delle tante zone residenziali della capitale. Ma non mi faccio ingannare dalle apparenze, so che devo raggiungere Jizo-dori, la via dello shopping, per vedere le nonne in cerca dell’ultimo capo alla “moda”. Per cui uscito dalla stazione costeggio la strada principale fino a quando non incrocio l’insegna, ovviamente rossa, che indica l’inizio della Jizo-dori.
Superata l’insegna, è come aver oltrepassato un portale spazio-temporale. Mi trovo in una Tokyo d’altri tempi, più lenta e vivibile. La jizo-dori è costellata di negozi ed edifici che devono avere come minimo l’età di chi la frequenta per fare acquisti. Infatti non dico di essere l’unico ad avere meno di sessant’anni ma di sicuro sono uno dei pochi… sarà che mi piace la Tokyo vintage perché mi pare più umana, ma questo mix di edifici a pochi piani con insegne dallo stile retrò e dalle tende da sole logore a proteggere indumenti per nonnine e prodotti della tradizione rende ai miei occhi l’atmosfera di Sugamo particolarmente affascinante.
La storia di Sugamo è collegata a quella della Nakasendo, l’antica via postale che collegava Tokyo, allora ancora Edo, a Kyoto. Nella Jizo-Dori si trovavano i primi punti di ristoro per chi doveva percorrere la Nakasendo e questo ha contribuito allo sviluppo della zona e della sua attitudine al commercio viva ancora oggi. Solo che non sono più i viandani ma le nonne e gli anziani il motore degli affari della zona.

Le mutande rosse alla moda
Se vi state chiedendo perché Sugamo è diventata una zona frequentata da anziani, il motivo è una statua. La statua di Togenuki Jizo del Tempio Koganji che, secondo la tradizione, ha proprietà curative, tra cui quella di far passare i dolori, ed è da sempre meta di pellegrinaggio. Ma è nel 1891 con il trasferimento da Ueno a qui del Tempio e, soprattutto nel dopoguerra, che la processione di anziani acciaccati aumenta sempre di più, portando l’apertura di negozi adatti ai nuovi frequentatori della zona. Però la vera notorietà arriva negli anni ‘70 quando una nota rivista del tempo definisce Sumago “Harajuku delle nonne”.
Sono passati 30 anni da quando le nonne cominciarono a richiedere mutande rosse e il motivo è che, secondo la medicina tradizionale cinese, gli indumenti rossi “riscaldano”, ma anche perché secondo la tradizione giapponese regalare un indumento rosso a chi ha superato i 60 anni porta fortuna. E ancora oggi gli indumenti intimi rossi fanno bella mostra nei negozi che costellano la Jizo-Dori.

Mochi killer
Non sono venuto per acquistare un bel paio di mutande rosse per il prossimo capodanno per cui percorro la Jizo-dori fino a quando non trovo un negozio che vende lo Shio-Daifuku, la specialità di Sugamo. Un mochi, il dolce di riso gommoso ripieno di pasta di fagioli azuki a cui, a differenza dei soliti Daifuku, viene aggiunto del sale per smorzare la dolcezza dei fagioli rossi. I Shio-Daifuku sono buoni ma attenzione a masticarli bene, il mochi è così gommoso che ogni anno più di qualche anziano si soffoca mentre lo mangia. Non vorreste essere la prossima vittima del mochi killer!

Koganji
A metà della Jizo-dori arrivo finalmente al Koganji, il tempio che ha reso Sugamo quello che è. Viene visitato da milioni di persone ogni anno attratte dalle proprietà curative del luogo. In realtà l’aspetto del tempio non è nulla di particolare, anzi è quasi deludente per chi come me ne ha visti a centinaia. Il portale e gli edifici sono in cemento e nulla fa trasparire la storia antica che risale al 1596, quando il tempio fu fondato come parte della corrente Zen Soto.
Il potere curativo del Koganji deriva dalla presenza della statua di Togenuki Jizo che però non è visibile al pubblico, ma con 100 yen è possibile acquistare un piccolo amuleto che riproduce l’immagine di Togenuki Jizo. L’immagine va mangiata dopo aver ingoiato un osso o messa sulla parte dolorante così da poter guarire. Con altri 100 yen si può anche acquistare un piccolo panno con cui asciugare la statua della dea Kannon presente nel tempio. Dopo averla bagnata e asciugata si strofina il panno sulla parte che si vuole curare. Arai Kannon è il nome del rito che è così sentito che nel 1992 la statua è stata sostituita con una nuova perché la precedente era stata tutta consumata dai strofinamenti. È vero io non ho ingoiato ossi, nè mangiato carta e nemmeno asciugato la dea Kannon, e sono anche rimasto un po’ deluso dall’aspetto del tempio, ma non ho dubbi nell’affermare che il Koganji non è un luogo per turisti come me, ma per devoti. Devoti, spesso sofferenti, che cercano una cura ai propri mali e che credono nel potere divino che abita in questo tempio. Seduto su una panchina ad osservare la lunga processione di anziani in visita, che pregano con fervore, ha reso, però, l’atmosfera del tempio speciale e coinvolgente.
La Jizo-Dori e il Koganji sono molto frequentati tutti i giorni ma in particolare il 4, 14 e 24 del mese perché più propizi per le divinità del luogo e in cui si svolgono dei festival nel tempio.

Foto di Guilhem Vellut
Non so se sia una caso, ma nella zona di Sugamo ci sono diversi Love Hotel, dove le coppie vanno a trascorrere qualche “ora d’amore”. Nel mio “film mentale” vedo queste coppie di anziani passeggiare per la Jizo-dori, acquistare delle mutande rosse, sopravvivere al mochi killer e rinvigoriti dal potere del Kongaji rinchiudersi un paio di ore in un Love Hotel. Sarà solo una fantasia, ma mi piace immaginare che sia così. E questo rende ancora di più Sugamo una zona di Tokyo speciale e da scoprire…
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