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A Kyoto la “caccia” alla Geisha è un problema

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Tempo di lettura: 5 minuti

Vedere una geisha è il desiderio di ogni turista che visita Kyoto. Lo era anche il mio quando la visitai per la prima volta nel 2014. Verso sera andavo nel quartiere di Gion, mi aggiravo tra i suoi vicoli illuminati da lanterne e immersi nel silenzio, sperando di cogliere il momento in cui qualche Maiko, l’ apprendista geisha, scende da un taxi o arriva a piedi con passo veloce per entrare nel locale dove l’attendono facoltosi clienti che vogliono godere delle sue arti.
Dal 2014 a oggi sono cambiate molte cose per le geisha, per Gion e soprattutto per il turismo in Giappone.

Turisti stranieri in Giappone

13.413.467

2014

28.690.900

2017

31.880.000

2019

Se a Tokyo il flusso di turisti si “mimetizza” meglio, grazie alle sue dimensioni e al numero di abitanti, è a Kyoto che si vedono gli effetti di questo aumento esponenziale del turismo. I luoghi d’interesse di Kyoto sono presi d’assalto, con i turisti che affollano i templi e santuari più importanti come il Kinkakuji o il Kiyomizu-dera, ormai trasformati da luoghi di preghiera a attrazioni dove farsi una foto scimmiottando le tradizioni giapponesi. Stesso problema per i quartieri  più famosi, come Arashiyama o Higashiyama, in cui di giorno ci sono così tanti visitatori che  si fa fatica a camminare,  per poi svuotarsi all’imbrunire perché tutti sono a Gion che viene invaso da orde di persone alla ricerca di una geisha da fotografare. 

La caccia alla geisha

Una ricerca, quella della geisha, che è diventata una caccia. Ho visto turisti correre per inseguire una maiko che era costretta a fuggire velocemente nonostante lo stretto kimono per rifugiarsi in un locale. Altre circondate da così tante persone che non riuscivano più a camminare o fermate a tutti i costi da insistenti turisti per farsi un selfie. I turisti non vedono le geisha come persone che stanno andando a svolgere un lavoro ma come un qualcosa a loro uso e consumo. Sono loro, le geisha e le maiko, le più colpite dal turismo di massa, gran parte asiatico, che visita Kyoto, e anche in questo caso i numeri ci aiutano a capire le proporzione del problema:

15.570.000

TURISTI A KYOTO*

200

GEISHA**

400

MAIKO**

* Dati del 2017 Fonte: Japan Times   ** Dati ufficiosi in quanto non si conosce il numero effettivo. Non tutte le Maiko diventano Geisha per cui queste nel tempo sono destinate a diminuire

Gion non c’è più

Gion è cambiata, non nell’aspetto, nonostante i lavori di ricostruzione di alcuni edifici andati recentemente distrutti da incendi, ma nell’anima. Non ha più quell’atmosfera unica in cui ti sembrava di aver fatto un viaggio nel tempo,  dove regnava la pace e il silenzio, e la visione di una geisha era come un’apparizione di un messaggero venuto da un lontano passato. Ora le vie principali sono invase da turisti chiassosi che bloccano il passaggio di auto e taxi spesso costretti a suonare il clacson per farsi spazio. I gruppi si ammucchiano di fronte agli edifici per ascoltare la guida che ad alta voce racconta di Gion e delle geisha prima di lasciarli liberi nella “caccia”. Mi chiedo se quelle guide gli spieghino il rispetto per il luogo in cui si trovano e per la persona che c’è dietro a quel affascinante volto bianco.

Come comportarsi con una geisha?

A Gion, viste le lamentele, sono stati messi dei cartelli che indicano il comportamento da tenere , e ultimamente dei volontari hanno distribuito dei volantini per insegnare ai turisti a comportarsi. Tutto questo di sicuro può aiutare, anche se non dovrebbe essere “insegnato” perché l’ avere rispetto per il luogo che si visita dovrebbe essere il primo “comandamento” del turista. Quando accompagno dei gruppi a visitare Gion per vedere le geisha sono queste le “regole” che cerco di far capire:
  • Non toccarla, in Giappone non sono abituati a essere toccati.
  • Non fermarla se sta camminando velocemente….sta andando a lavorare!
  • Se vuoi una foto con lei, chiedile sempre il permesso, la privacy in Giappone è una cosa seria.
  • Non usare a Gion il selfie stick per farti le foto, sono vietati.
  • Non sei in un parco divertimenti e la geisha non è una figurante, rispetto!
  • Vuoi vedere uno spettacolo di geisha e maiko? O paghi 500 euro per una cena o con 35 euro al teatro del Gion Corner assisti all’esibizione di danza.

Posso fare un foto?

Quando incroci una geisha, sii felice della fortuna che stai vivendo e godi del momento, e anche se non scatti una foto non importa. Anche io ho fotografato, sempre con discrezione, le maiko che camminavano nella via principale ma quando le ho incrociate in quelle laterali intente a parlare con qualcuno o in attesa di un taxi non ho voluto mai farlo, mi sembra di violare la loro privacy e quel momento di “normalità”, prima di finire vittime dell’assurda “caccia” alla geisha.

Il passato non torna…

Sono consapevole che le cose in Giappone stanno cambiando, che il turismo è importante per l’economia del paese e che stanno investendo molto per aumentare ancora di più i visitatori, ma forse le cose sono cambiate troppo velocemente e Kyoto non era pronta. Temo che nel tempo ci saranno sempre meno ragazze disposte a sacrificarsi per apprendere le arti della geisha, e sapere di essere poi anche un’ attrazione per i turisti, subendo la loro invadenza e maleducazione le possa portare a rinunciare sempre di più a intraprendere la via per diventare maiko . Sarà la fine delle geisha? Spero di no, ma anche noi che visitiamo il Giappone dobbiamo fare la nostra parte perché non succeda.

Libri consigliati per conoscere meglio il Giappone

Rudy Vianello

Rudy Vianello

Sono un videomaker per lavoro e uno youtuber per passione. Ho imparato a conoscere il Giappone attraverso manga e anime ma dopo il mio primo viaggio me ne sono innamorato e così sono tornato spesso esplorando in solitaria i luoghi più conosciuti ma sopratutto i più sconosciuti. Ho creato questo sito per condividere le mie esperienze!

1 commento

  1. Avatar

    Non avevo idea che se la passavano così male le geishe, e mi spiace un sacco. Mi chiedo se sia un atto egoistico visitare il Giappone dato che alla fine sono un turista, forse di troppo.

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