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Chofu: tra folklore, spiritualità e spaghetti di soba a Tokyo

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Tempo di lettura: 7 minuti

Tokyo sembra non avere confini, ha inglobato le città circostanti creando una distesa di edifici che, dal finestrino del treno che mi sta portando a Chofu, sembra infinita. Chofu è proprio una di quelle città che ora fanno parte del conurbato di Tokyo. Una città dormitorio o come direbbero i giapponesi “beddotoun”. Cosa mi ha spinto a Chofu? La curiosità di vedere dove è vissuto per 50 anni il mangaka Shigeru Mizuki e i luoghi in cui ha ambientato alcuni episodi del suo manga più famoso: Kitaro dei cimiteri. Mai mi sarei aspettato, quello che ho trovato in quei luoghi: templi, natura e un’atmosfera d’altri tempi che difficilmente si respira a Tokyo.

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Cosa vedere a Chofu

Tenjin Dori

A pochi passi dalla stazione si trova una via pedonale dello shopping, che non sarebbe diversa da tante altre che si possono incrociare a Tokyo, se non fosse che per le numerose statue dei personaggi del manga “Kitaro dei cimiteri”. Ed è proprio il protagonista, Kitaro, che fa capolino all’ entrata della via e proseguendo si incontrano anche gli altri personaggi ispirati al folklore giapponese disegnati da Shigeru Mizuki. Ed è stato proprio lui nel 1991 a convincere le istituzioni di Chofu a mettere le statue in questa via dove era solito fare shopping.  Però non tutte le statue sono così visibili, quante ne avete trovate? Ricordatevi che state cercando degli Yokai, spiriti che spesso si nascondono agli occhi degli umani… 

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Santuario Fudaten

La Tenjin dori termina difronte a un grande torii in pietra, attraversato ci si trova immersi in un piccolo bosco al cui interno si trova l’antico santuario Fudaten. Si ritiene che la sua fondazione risalga a circa 1940 anni fa e che sia stato spostato in questo luogo nel 1477. I fedeli vengo al Fudaten per pregare le due divinità, Sugawara no Michizane e Sukunahikona no Mikoto, custodite nel santuario per avere successo nello studio e negli affari. Tra le varie statue noterete quella di un bue di bronzo dal naso particolarmente lucido. In una trasmissione televisiva è stato indicato come “punto di potere spirituale” e da allora in migliaia vengono ad accarezzarlo. Il Fudaten non è solo meta di pellegrini del “naso” ma anche dei fan di Shigeru Mizuki. Nel manga “Kitaro dei Cimiteri” nel bosco alle spalle del santuario si trova la casa di Kitaro. Il bosco da cui Mizuki ha preso ispirazione probabilmente si estendeva ben oltre i confini attuali, ciò non toglie che ancora oggi è un’oasi di pace e spiritualità. Per questo e per il fatto che il Fudaten è il santuario più importante di Chofu, non potete non visitarlo!

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Jindaiji

Proseguendo a piedi verso nord dal Fudaten si raggiunge il Tempio buddista Jindaiji. Lungo il percorso, della durata di 15 minuti, si attraversa prima il fiume Nogawa e poi una zona residenziale. Più ci si avvicina alla zona del tempio più gli edifici lasciano spazio agli alberi fino a quando non si è immersi completamente nella natura. Per accedere al tempio si attraversa un portale dal tetto spesso in paglia, risalente al periodo Edo. Costruito nel 1695 è sopravvissuto a un incendio devastante che colpì il tempio arrivando intatto fino ad oggi.

Non ha avuto la stessa fortuna l’edificio principale. Costruito nel 733, è il tempio più antico di Tokyo dopo il Sensoji di Asakusa, l’edificio fu distrutto più volte nei secoli e quello attuale risale al 1919. Il Jindaiji è formato da diversi edifici ed ospita due antiche statue, la prima è l’Hakuho Buddha che ha circa 1400 anni ed è considerata tesoro nazionale ed è visibile; la seconda chiamata Ganzandaishi viene esposta solo una volta ogni 25 anni durante un importante evento, il prossimo nel 2034, che si tiene al tempio.

Quello che mi ha colpito del Jindaiji è l’atmosfera, il luogo è pervaso da un senso di pace e serenità che fa dimenticare di essere a Tokyo. Nessun altro tempio che ho visitato a Tokyo mi ha dato le stesse sensazioni che di solito provo quando visito un tempio di montagna nel Giappone rurale. Questo rende il Jindaiji qualcosa di unico.

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Cimitero degli animali di Jindaiji

Nell’area del tempio si trova un luogo molto curioso: un cimitero degli animali. Simile a questo non ne ho ancora trovati in Giappone. La cosa che lo rende così particolare è che, all’interno dell’area del cimitero, c’è tutto quello che serve a chi vuole dare una degna sepoltura al suo amato animale domestico. Nell’elegante ufficio all’entrata si può scegliere il tipo di cremazione tra “di gruppo”, singola o con rito simile a quello umano. Una volta cremato l’animale viene messo nell’urna, scelta tra i molti disponibili, e può essere riconsegnato al proprietario oppure, se si è disposti spendere di più, si può seppellire nel cimitero. Ogni cosa ha il suo prezzo e di sicuro non è un servizio economico, ma il prezzo è destinato a salire se si aggiungono tutto il necessario per la veglia in casa, i fiori, la lapide con foto o con l’immagine scolpita.

Se tutto questo sembra esagerato, basta farsi un giro per le tombe per accorgersi del contrario, non solo cani, gatti ma anche conigli, uccelli, rettili, nel cimitero sono sepolti animali di ogni genere che hanno ricevuto un trattamento riservato di solito agli umani. E per averlo i padroni hanno speso sicuramente migliaia di euro. La cosa non deve stupirvi, durante il vostro viaggio vi capiterà sicuramente di incrociare giapponesi con passeggini in cui non ci sono bambini ma cani o gatti. L’idea che mi sono fatto è che questi animali sono dei surrogati di figli, mogli, mariti e affetti che diversi giapponesi non hanno più o non hanno mai avuto. Per cui è “normale” che ci sia un cimitero per gli animali come quello di Jindaiji.

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Giardino botanico di Jindai

A monte del tempio e vicino al cimitero degli animali si trova l’entrata del giardino botanico di Jindai. 100.000 alberi e arbusti, 4800 differenti varietà suddivise in 30 aree che coprono una superficie di 42 ettari. Questi numeri fanno capire la dimensione del giardino botanico. Prima della seconda guerra mondiale era il vivaio per gli alberi delle strade di Tokyo, per poi nel dopoguerra essere aperto al pubblico e diventare quello che è ora. Nel 1984 è stata inaugurata anche una mega serra per piante tropicali rare. Uno degli scopi del giardino botanico è quello di preservare le specie di piante originarie del Giappone.

Il Giardino botanico di Jindai è sicuramente un luogo che ogni appassionato di botanica dovrebbe visitare, ma viste le dimensioni potrebbe volerci molto tempo per cui mi sento di consigliarlo solo se ne avete.

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Kitaro Chaya

Arrivando al Tempio Jindaiji il primo edificio tradizionale che incontrerete è il Kitaro Chaya, il cafè-museo dedicato a Kitaro dei Cimiteri. È impossibile non notarlo con quei giganteschi geta, i sandali giapponesi, sopra il tetto e i vari personaggi disegnati sulle pareti. Se siete fan di Kitaro non serve dirlo: è una tappa di obbligata. Nel caso non siate fan di Kitaro, non tirate dritto, visitate prima il museo, entrate, toglietevi le scarpe, infilate 100 yen nella buca delle lettere a forma di yokai e salite le scale. Al secondo piano Kitaro Chaya ci sono dei cimeli di Shigeru Mizuki e soprattutto le riproduzioni degli yokai da lui disegnati. Molti sono visibili, ma alcuni sono nascosti negli armadi e nelle fessure, dopotutto secondo il folklore giapponese molte creature e spiriti si nascondono nelle nostre case ed escono solo di notte o quando non sono visti. Se tutto questo può sembrare qualcosa da bambini, non lo è. Questo è omaggiare il lavoro di ricerca fatto da Shigeru Mizuki, se non fosse per lui molte leggende e creature del folklore giapponese sarebbero andate perse!

Kitaro Chaya al primo piano ha un negozietto che vende gadget e souvenir e dei tavolini dove provare dolci giapponesi accompagnati da tè o caffè latte, tutto a tema Kitaro dei Cimiteri. Non andatevene senza aver provato un dolce a forma di bulbo oculare!

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La soba di Chofu

Camminando per la zona del tempio Jindaiji ci si accorge che è ricca di acqua e ci sono sorgenti, torrenti, laghetti. Qui nel periodo Edo si coltivava il grano saraceno o la soba, come viene chiamato in giapponese. Le coltivazioni erano così ricche che al tempio si donava la soba e non il riso come avveniva di solito. Oggi non ci sono più le coltivazioni di soba, ma le vie che portano al Jindaiji sono costellate di edifici tradizionali in legno che ospitano ristoranti di soba. Per cui è d’obbligo fermarsi a mangiare un piatto di spaghetti di soba, freddi o caldi, prima o dopo la visita della zona.

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Natura, spiritualità, creature fantastiche e tanta tradizione: questo è Chofu. Ammetto che dopo averla visitata è entrata dritta nelle zone mie preferite di Tokyo e se vi ho convinto a visitarla dopo questo articolo, sono sicuro che lo diventerà anche per voi!

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Rudy Vianello

Rudy Vianello

Sono un videomaker per lavoro e uno youtuber per passione. Ho imparato a conoscere il Giappone attraverso manga e anime ma dopo il mio primo viaggio me ne sono innamorato e così sono tornato spesso esplorando in solitaria i luoghi più conosciuti ma sopratutto i più sconosciuti. Ho creato questo sito per condividere le mie esperienze!

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